di Alessandro Bertero Negli ultimi mesi in Italia si è sentito molto parlare di "carne sintetica" - che di sintetico non ha nulla e sarebbe appropriato chiamare "carne coltivata". Nel mio piccolo ho cercato di fare chiarezza con articoli, interventi radiofonici (i.e. radio capital - 02:45:45; radio 1 - 41:30), interviste (i.e. Le Scienze; Servizio Pubblico), e seminari online (i.e. Associazione Luca Coscioni; Partito Democratico Stati Uniti). Purtroppo, questi ed altri contributi di colleghe e colleghi attivi nel settore non hanno dissuaso il Senato della Repubblica ad approvare lo scorso 20 Luglio il disegno di legge s.651, che si pone l'obiettivo di vietare le attività commerciali nel settore della carne (vertebrata) coltivata in Italia. In questa fase non ci fu molta occasione di fare chiarezza direttamente con i Senatori chiamati a votare la norma in quanto vennero solo richiesti dei contributi scritti. La Sen. Cattaneo tentò di intavolare tale discussione con un ottimo convegno in merito, ma nè questo nè gli eccellenti interventi della Sen. Cattaneo e di altri esponenti dell'opposizione (i.e. Sen. Floridia, Unterberge, Zambito, e Maiorino) cambiarono un esito scontato dal punto di vista politico. L'unico passo in avanti fu la rimozione della nomenclatura "cibo sintetico" dal ddl, una magra consolazione. Il disegno di legge è ora in discussione alla Camera dei Deputati, nello specifico all'esame delle Commissioni riunite Affari Sociali ed Agricoltura. Questa volta ho apprezzato l'invito a contribuire ad una audizione informale insieme ad altri colleghi esperti in materia a vario titolo. E' stata un'ottima occasione di confronto, anche tra gli auditi, e che speriamo possa aiutare a far chiarezza sul tema e, siccome la speranza è l'ultima a morire, un ripensamento sul ddl. Per chi fosse interessato ecco il link alla registrazione (inizio delle audizioni ad esperti in materia al minuto 22): https://webtv.camera.it/evento/23243# Per coloro che arrivassero al termine dell'audizione alcuni chiarimenti sul dibattito tra uditi che non è stato possibile completare in diretta.
In primis, nel mio secondo intervento menzionai la statistica secondo la quale 9 calorie di cibo servano per ottenere 1 caloria di carne di pollo per essere poi corretto dal Prof. Cocconcelli, che riportò come la food conversion rate sia di 1.2. Siccome questo aspetto esula dal mio campo di ricerca mi ero affidato al Good Food Institute per informarmi in merito, ed ho quindi approfondito per comprendere come mai le due statistiche fossero così divergenti. Capisco ora che la confusione nasca dal come si calcola la conversione di cibo: se si considera il peso in kg e l’animale intero allora il rapporto è effettivamente più vicino a quello citato dal Prof. Cocconcelli (anche se mi risulta più alto, 1.77 al 2022 https://www.nationalchickencouncil.org/about-the-industry/statistics/u-s-broiler-performance/ ); se si considera invece il potere calorico del mangime e delle carne allora il rapporto è in linea con la statistica del GFI che citai (7.7, ovvero 13% di efficienza di conversione, vedasi Tabella 1 di questo studio del 2016). Lo stesso studio chiarisce come la "food conversion ratio" citata dal Prof. Cocconcelli diventi molto più alta qualora si consideri solo il peso edibile dell’animale (4.2 ± 0.8) ed ancora di più considerando quello consumato (5.4 ± 1.4). Detto tutto ciò, è chiaro che resti da valutare l’effettivo contenuto nutrizionale della carne coltivata risultante dall’assorbimento intestinale e della biochimica cellulare, che ovviamente non consumano tutte le calorie ingerite ma solo una loro frazione. In secunids, per quanto riguarda l’impatto della produzione di amino acidi ricombinanti, ho ricontrollato i parametri della life cycle assessment (LCA) che ho citato, e come mi sembrava di ricordare viene ipotizzato l’uso di idrolizzato di soia come ingrediente fondamentale, poi integrato da alcuni amino acidi ottenuti per fermentazione/sintesi (quali la glutamina). Chiaramente queste sono per ora congetture da verificare, ma è altrettanto ovvio che se non si raggiungessero questi obiettivi tecnico-scientifici il costo del prodotto rimarrebbe non competitivo dal punto di vista economico e quindi automaticamente fuori discussione.
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